17 – 19 maggio 2018. MiCo. Social Media Marketing Digital Communication Days.
Quanti paroloni vero? Ormai fanno parte della nostra vita professionale quotidiana, almeno per chi fa un lavoro come il mio. Social, Digital, Marketing. Sono contenitori le cui tendenze e competenze non fai in tempo a pensarle e a conoscerle che già sono superate. La consulenza in questo ambito è una vera giungla i cui pericoli, a mio avviso, si annidano nella difficoltà di star dietro ai tempi, rapidissimi, di sviluppo della tecnologia e nella necessità di adattare le possibilità offerte dal mondo digital, alle dimensioni e ai budget delle aziende.
Un insegnamento importante
Di questi tre giorni nei quali si sono susseguite tutta una serie di testimonianze ricche di spunti interessanti e di relatori a volte ancora più ispiranti dei concetti trasmessi, mi rimane la ferma consapevolezza che guardare al di fuori della propria realtà il maggior numero di volte possibile è una condizione essenziale per proporre idee adeguate ai tempi in cui viviamo e che nonostante gli strumenti tecnologici la facciano da padrone nell’era della comunicazione che ormai non può più prescindere dal web, la differenza oggi, la faccia ancora l’uomo. O meglio la capacità di creare contenuti empatici, proporre visione alternativa, sviluppare idee che sappiano parlare e coinvolgere altre persone.
Shake Hands
Questo è il significato che personalmente voglio dare a “shake hands”. Oltre il valore di fare networking in eventi come questo, oltre alla collaborazione fra persone, è il valore di ritrovare qualcosa di profondamente umano nelle strategie di comunicazione di oggi che, per un certo tempo, sembravano essersi allontanate dallo scopo di parlare alla parte meno razionale del pubblico.
Questione di empatia
E’ un tema che ha fatto da filo conduttore in quasi tutti gli interventi, quello di saper creare una storia avvincente intorno al brand più che una grafica di grande appeal. Quello di portare le persone ad avere una opinione e a porsi domande prima di parlare di prodotto e offerte. Quello di trovare il giusto registro scritto o verbale per entrare in contatto con il pubblico ancora prima di definire con il partner commerciale la strategia di comunicazione. L’identità. Questo è il cardine. E l’identità appartiene alle persone.
La scommessa davanti alla quale ci troviamo noi che ci occupiamo di comunicazione è quella di saper sfruttare le incredibili e pressochè illimitate opportunità tecnologiche, soprattutto sul web, per creare contenuti fortemente umani e creare l’illusione, che per tante ed evidenti ragioni non può trasformarsi sempre in realtà, di stringere le mani delle persone alle quali ci rivolgiamo.
Il punto di partenza
Ne traggo una conclusione quasi ovvia ma che amo moltissimo sottolineare. Cioè il valore delle persone e in particolare il valore umano oltre che professionale.
Andrea Albanese, organizzatore dell’evento e grande esperto di Social Media Marketing e Digital Communication, ha sottolineato un concetto importante alla fine di un intervento. “Una persona poco comunicativa non può occuparsi di comunicazione, o almeno non con gli stessi risultati di una che ha importanti capacità relazionali”. Vale a dire che può esserci una macchina, un pc, un programma che ci suggerisce tutti i dati che servono a comprendere strategie numeriche. Ma poi, il capitale umano, è quello in grado di determinarne il successo.
Grazie ad Andrea Albanese e tutto il suo staff per questi tre giorni di finestra sul mondo digitale. Alla prossima!
Francesca